Infatti, per le cause che iniziano da oggi, avvocati e consulenti tecnici, oltre a curatori, commissari giudiziali e liquidatori dovranno depositare gli atti processuali e i documenti solo in via telematica, un passo che per molti esperti è considerata la maggiore riforma del processo civile dal dopoguerra ad oggi: via la carta insomma, si fa tutto in digitale.
Da oggi tutti i nuovi atti dei processi dovranno essere gestiti in digitale: dall’invio al deposito. La carta è bandita e questo vale per l’atto introduttivo, i documenti formanti il fascicolo, le memorie e in generale ogni atto che le parti vorranno far confluire nel fascicolo processuale.
Dal 31 dicembre l’obbligo si estende anche al pregresso, ossia gli atti precedenti al 30 giugno.
Non è tutto: dal 2015 invece scatta anche il processo amministrativo telematico, come voluto dal Governo in un decreto uscito dal consiglio dei ministri a metà giugno. Il tutto a fronte di grossi risparmi per l’intero sistema della giustizia, ma con il rischio di trovare impreparati i tribunali.
L’ostacolo maggiore però viene rappresentato dalle condizioni degli uffici e dei tribunali che sono tutto fuorché attrezzati a sostenere questo tipo di attività telematica.
Infatti circa il 40% degli uffici non ha computer efficienti,il 27% non ha connessioni internet in grado di sostenere il flusso documentale previsto con l’avvio del processo civile telematico e il 37% dei tribunali dice di avere una connessione appena sufficiente (buona o ottima nel 42 per cento dei casi). Otto tribunali invece non avevano attivato ancora i servizi digitali per il processo civile telematico: Civitavecchia, Gorizia, Lecce, Pistoia, Vallo della Lucania, Velletri, Venezia e Vibo Valentia.
Insomma, si rischia di fare parecchia confusione, fatto sta che da oggi la carta non sarà più la benvenuta in tribunale.